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Uno spettacolo carico di significato e di così grandiosi sentimenti che cala in profondità nel cuore delle anime, elevandole ai livelli della sublimità.. |
Diana Compasso de Araújo
La comunicazione umana,
al contrario di quello che a
volte appare, non è ristretta
soltanto all’espressione
verbale. L’uomo si relaziona con il
mondo esterno – inclusi gli altri esseri
umani – attraverso tutti i suoi sensi,
con le più diverse manifestazioni. Tuttavia,
tra i sensi esterni uno è superiore
agli altri: la vista.
Molto si può dire con uno sguardo!...
A ragione affermava una signora
alquanto saggia che, dopo il
servizio di Dio, “vivere è stare insieme,
guardarsi e volersi bene”. Quanto
profondo e vero insegnamento
racchiude questa frase, poiché mediante
uno scambio di sguardi le anime
comunicano tra loro in maniera
ineffabile, trasmettendo emozioni e
sentimenti che non potrebbero essere
espressi a parole.
Possiamo riportare questa idea
allo scambio di due sguardi augusti,
nei momenti più simbolici della
Storia dell’umanità: lo sguardo di
Maria Santissima che si posa nei divini
occhi di Gesù, suo Figlio, sulla
via del Calvario e, posteriormente,
nell’apparizione di Nostro Signore
risorto a sua Madre.
Due incontri carichi di significato
e di così grandiosi sentimenti che,
quando sono contemplati, oltrepassano
le comprensioni intellettive e
sensitive. In modo quasi incomprensibile,
tale spettacolo cala profondamente
nel cuore delle anime, elevandole
ai livelli della sublimità.
Il primo incrociare di questi santi
occhi, durante la Passione, conteneva
il massimo del dolore di un Dio
che, per amore, si era fatto creatura
per riscattare, con la sua Morte,
la creazione, dandole la Vita; conteneva
il massimo della costernazione
dell’Uomo-Dio che, vedendo Maria
pervasa di amarezza, sapeva di essere
la causa della sofferenza di quella
creatura amata, la più perfetta di
tutte, l’unica che non avrebbe meritato
di soffrire; inoltre, conteneva
lo sguardo dolente di una Madre
zelante e affettuosissima, che considerava
il patimento inenarrabile
del suo Divino Figlio. Entrambi gli
sguardi, immobili e silenziosi, tuttavia,
tanto eloquenti nel loro amoroso
dolore!
Nel secondo momento, invece,
che contrasto con la prima situazione!
Quanto giubilo c’era nello scambio
di sguardi tra Nostro Signore risorto
e Maria Santissima! Sguardi
gaudiosi che si interpenetravano e
festeggiavano la sconfitta della morte,
il trionfo della Vita e la gloria
della Resurrezione!
Pur così distinti, i due incontri
rivelano una nota comune, un sigillo
che imprime il sentimento che li
corona: la partecipazione reciproca
all’estensione, alla pienezza e
all’altezza di un amore smisurato.
Si può affermare, con sicurezza,
che gli sguardi di queste due occasioni
abbracciano l’umanità intera
e si ripercuotono nei secoli, in un
invito ininterrotto agli uomini, affinché
affrontino con slancio e coraggio
il dolore – per amore di Coloro
che per noi hanno sofferto! –,
la cui fine culminerà nella gloria
eterna.
(Rivista Araldi del Vangelo, Agosto/2015, n. 148, p. 30)