Perché San Patrizio è rappresentato con un trifoglio in mano?
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San Patrizio che evangelizza - Vetrata della Chiesa di San Patrizio, New Orleans (Stati Uniti) |
Chi ha avuto l'occasione di osservare
miniature o vetrate di
San Patrizio, apostolo dell'Irlanda,
avrà notato che egli di solito è rappresentato
con un trifoglio in mano.
Il motivo è che questa umile erba era
utilizzata dal santo Vescovo per spiegare
il mistero della Santissima Trinità
alle tribù da lui evangelizzate: tre
foglie, tre Persone distinte, in un'unica
pianta, in un unico essere: Dio.
In particolare nel giorno della festa
di San Patrizio, il 17 marzo, i fedeli
vanno nelle chiese ed escono
per le strade portando all'occhiello
o sul cappello un semplice trifoglio.
In tal modo questa pianta è entrata
nelle tradizioni irlandesi che, fin dal
XVIII secolo, è diventata il simbolo
nazionale. Anche se San Patrizio ha svolto il suo apostolato nell'Irlanda
del V secolo, solo nel XVII secolo
sono apparsi i primi riferimenti
scritti di questa tradizione plurisecolare.
San Patrizio, nato nel Galles (alcune
fonti affermano che nacque in
Scozia), fu rapito, portato in Irlanda
e fatto schiavo a 16 anni. Sei anni
dopo riuscì a scappare e fu ordinato
presbitero in Francia, dove fu preso
da un ardente desiderio di convertire
i suoi aguzzini. Poco prima di tornare
in Irlanda, fu ordinato Vescovo.
Numerosi sono i miracoli con
cui sottolineava la sua predicazione.
Uno dei più famosi miracoli a lui attribuiti
fu una benedizione che fece
sparire dall'isola tutti i serpenti velenosi.
Che il tè "inglese" ha origine portoghese?
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Caterina di Bragança a 12 anni, di José de Alvelar Rebelo - Museo d’Arte Sacra della Cattedrale di Evora (Portogallo) |
Originario dell'Estremo Oriente, il
tè fu portato in Europa dai portoghesi
e olandesi che monopolizzavano,
nel XVII secolo, il commercio col
Sud-est asiatico. Solo posteriormente
gli inglesi sarebbero entrati a far parte
di questo commercio lucrativo, in
occasione del matrimonio di Caterina
di Bragança con Carlo II, avvenuto
nel 1662. Come parte della dote della
principessa, il Portogallo cedette ai
britannici le piazze di Tangeri e Bombay,
aprendo loro così le porte della
navigazione verso l'Oriente.
Personalmente affezionata a questa
bevanda, il cui consumo già era
entrato nei costumi lusitani, la principessa
portò un'arca di tè cinese alla
corte britannica. Lì, esso era conosciuto,
ma non era popolare. Infatti,
l'illustre Tea Council del Regno Unito
registra soltanto una testimonianza storica sul consumo della bevanda
prima del 1662. Si tratta di una
semplice annotazione fatta nel suo
diario, datata 25 settembre 1660, da
un funzionario pubblico e membro
del Parlamento, Samuel Pepys.
Fu, pertanto, una principessa portoghese
a introdurre in Inghilterra
un costume che sarebbe rimasto così
strettamente vincolato a questa nazione.
Per questo, sentiamo un letterato
portoghese affermare: "Se nas Índias
flutua essa bandeira inglesa, fui eu que
t'as cedi num dote de princesa. E para
te ensinar a ser correcto já, coloquei-te
na mão a xícara de chá..." – Se nelle
Indie fluttua questa bandiera inglese,
Sono io che te le ho date in una dote
di principessa. E per insegnarti a essere
corretto subito, ti ho messo in mano
la chicchera di tè... (Afonso Lopes
Vieira. Pois bem)
(Rivista Araldi del Vangelo, Maggio/2014, n. 133, pp. 32)
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