In quel tempo, 27 mentre
parlava al popolo, una donna alzò la voce di mezzo alla
folla e disse: “Beato il ventre
che Ti ha portato e il seno
da cui hai preso il latte!”
28 Gesù rispose: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la
Parola di Dio e la osservano!” (Lc 11, 27-28).
L'Assunzione della Madonna al Cielo in corpo e anima ci rivela i frutti dell'ascolto fedele della Parola di Dio, che Lei ha saputo custodire nel suo cuore e mettere in pratica.
Mons. João Scognamiglio Clá Dias, EP
I – La prospettiva soprannaturale
deve guidare la nostra vita
A volte consideriamo con superficialità i fatti
che presenziamo, di conseguenza, non penetriamo nel loro senso più profondo. Quando vediamo, per esempio, una stella cadente, una cometa
o un altro astro, la nostra tendenza è di ritenerli
fenomeni strettamente materiali, senza una relazione con Dio. Tuttavia, abbiamo bisogno di
tener conto che “in Lui viviamo, ci muoviamo ed
esistiamo” (At 17, 28) e, pertanto, non c’è nulla in assoluto di indipendente dal Creatore. L’esistenza di qualcosa di slegato da Dio significherebbe che Lui avrebbe creato un essere liberandolo poi nell’universo, dimenticandosi di Lui, il
che è di per sé impossibile.
Lo Spirito Santo, per le labbra di San Paolo,
insegna un principio di estrema utilità per la vita
spirituale: “tutto concorre al bene di coloro che
amano Dio, che sono stati chiamati secondo il
suo disegno” (Rm 8, 28). Quest’audace affermazione, propria del fuoco dell’Apostolo, è piena di
sostanza, poiché se tutto è in Dio e possiede un
vincolo con Lui, si conclude che l’accadere dell’universo – sia angelico, umano o delle nature animale, vegetale o minerale – potrà esser permesso o meno da Lui, avendo come fine la sua gloria e il
beneficio di quelli che Gli appartengono.
Questa verità dovrebbe stimolarci a stare sempre attenti a percepire l’aspetto soprannaturale anche nei minimi avvenimenti. Analizzando da
questo punto di vista la bellissima Liturgia che la
Santa Chiesa stabilisce alla Vigilia dell’Assunzione della Madonna, possiamo prepararci a trarre il
maggiore profitto da questa grande Solennità.
L’Arca, segno della presenza di Dio
La prima lettura, tratta dal Libro delle Cronache (I Cr 15, 3-4.15-16; 16, 1-2), narra come Davide abbia convocato tutto il popolo a Gerusalemme. Egli aveva costruito una tenda per l’Arca
dell’Alleanza e voleva che il suo trasporto fosse
fatto in modo solenne dai figli di Aronne e dagli
altri leviti, designati da Dio per l’esercizio di questa funzione (cfr. I Cr 15, 1-2). Tra gioiosi cantici
e numerosi sacrifici, l’Arca fu introdotta nel suo
posto d’onore e Davide benedì tutta l’assemblea.
Oltre a re, egli era profeta e, sebbene non fosse
sacerdote, era – come tutti i re israeliti – rivestito di un carattere sacro che gli conferiva, con altri privilegi, il potere di benedire.1
Dio apprezza
molto l’intercessione di coloro che sono posti tra Lui e il popolo, per questo accompagna con abbondanti grazie la benedizione del mediatore.
L’Arca dell’Alleanza conservava le Tavole della
Legge (cfr. Dt 10, 1-5) e costituiva un simbolo della presenza di Dio in Israele, poiché Egli ascoltava con maggiore benevolenza le richieste fatte davanti ad essa. Quest’Arca era una prefigurazione
di quella vera, che sarebbe venuta secoli più tardi.
Mentre la prima ha custodito l’Antica Legge, ce
ne fu un’altra che, senza smettere di custodire la
Legge, ha contenuto anche la Grazia. Quest’Arca si chiama Maria. A partire dal momento in cui
l’Angelo Le ha annunciato la sua elezione come
Madre del Redentore, Lei è diventata l’Arca della Nuova Alleanza ed ha generato un Dio fatto
Uomo per la salvezza degli uomini – il Creatore
dell’universo e di Lei stessa –, che per nove mesi
è vissuto nel suo chiostro virginale. Se per il resto
dell’umanità il tributo del peccato originale è stato pagato dopo aver acquisito la macchia, nel caso
della Vergine Santissima Nostro Signore ha applicato il prezzo del suo Sangue Preziosissimo prima
di crearLa, esentandoLa dalla colpa originale dal
suo concepimento.
Il pegno della nostra resurrezione
La seconda lettura di questa Vigilia ci offre,
per la penna dell’Apostolo, un paradigma del
destino che attende coloro che, essendo morti
nell’amicizia con Dio, saranno alla sua destra nel
giorno della resurrezione della carne: “quando
poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d’incorruttibilità e questo corpo mortale d’immortalità, si compirà la parola della Scrittura: ‘La morte è stata ingoiata per la vittoria. Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?’. Il pungiglione della morte è il peccato e
la forza del peccato è la Legge. Siano rese grazie
a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore
nostro Gesù Cristo” (I Cor 15, 54-57).
Nella nostra epoca, inondata di immagini fantastiche diffuse dal cinema e dalla televisione o
veicolate da internet, piene di superuomini e geni
stravaganti, conviene considerare quanto tutto
questo, oltre che irreale, sia infimo se paragonato
a un corpo glorioso. Questo, godendo degli attributi di chiarezza, impassibilità, agilità, sottigliezza,2
è incomparabilmente superiore a qualsiasi finzione scientifica che ci possa esser presentata. Sulle
caratteristiche di tale stato, nella vita eterna, insegna Sant’Agostino: “Allora vedremo, loderemo, rimarremo. Là non ci sarà nessuna indigenza né bisogno di nessun rimedio; non troverai nessun mendicante con cui ripartire il tuo pane o pellegrino
da ricevere a casa tua; non troverai nessun assetato cui dar da bere, né nudo da coprire, né infermo
da visitare, né contendenti da unire, né un morto
da seppellire. Tutti saranno saziati con il cibo della giustizia e la bevanda della sapienza; tutti sono
vestiti d’immortalità, tutti abitano nella loro patria
eterna; la salute di tutti è la stessa eternità, salute e
concordia eterne. Nessuno ricorre al giudice, nessuno cerca artifici né sentenze con carattere di vendetta; non ci sarà infermità, non ci sarà morte”.
Sarà morta Maria Santissima?
È risaputo che in Cielo, in corpo e anima, si
trovano Gesù, “primogenito tra i morti” (Ap 1,
5), Maria, che come creatura puramente umana è molto più vicina a noi e, secondo una solida linea teologica, anche Giuseppe.4
Ignoriamo
se Maria sia morta o no, poiché la Santa Chiesa
fino a oggi si è astenuta dal definirlo. Quando
Pio XII ha definito il dogma dell’Assunzione
della Madonna, ha eluso questa questione includendo la seguente formula nella Costituzione Apostolica Munificentissimus Deus: “L’immacolata Madre di Dio sempre Vergine Maria,
terminato il corso della vita terrena, fu assunta
alla gloria celeste in anima e corpo”.5
Non determina, pertanto, se Lei sia passata per il momento della morte, per resuscitare in seguito o
se, libera da questa, sia salita al Cielo in corpo
e anima, come sarebbe successo con l’umanità
nel Paradiso Terrestre, nel caso i nostri progenitori non avessero disobbedito. Questa transizione si doveva a un privilegio per il quale, secondo San Tommaso, l’anima “aveva una virtù conferita soprannaturalmente da Dio con
la quale poteva preservare il corpo immune da
ogni corruzione, finché essa stessa fosse rimasta sottoposta a Dio”.6
Tuttavia, in conseguenza
della caduta di Adamo ed Eva, tutti siamo soggetti alla morte e persino lo stesso Cristo ha voluto patirla.
Di fronte a questo, sorgono due correnti
nella mariologia: una sostiene che la Madonna non poteva non sperimentare i dolori della morte, una volta che era stata chiamata a seguire il suo Divino Figlio in tutto. Altri affermano che Nostro Signore L’avrebbe preservata
dalla morte, come L’ha preservata anche dalla
macchia del peccato. Dato che la Chiesa non si
è pronunciata a questo riguardo, si può optare
per l’una o l’altra corrente. In qualsiasi modo,
Cristo ha portato con sé in Cielo l’Arca che ha
dato origine alla sua umanità santissima, come
recita il Salmo Responsoriale: “Sorgi, Signore,
Tu e l’Arca della tua potenza!” (Sal 131, 8).
Queste letture, che ci invitano a tener presente la figura di Maria nel giorno della sua Assunzione, sono idonee a riempirci di speranza,
poiché anche noi, sebbene concepiti nel peccato, siamo stati creati in vista della resurrezione
e chiamati a godere un giorno della gloria del
Cielo, di questa sublime realtà che oggi contempliamo con gli occhi della fede.
Per meglio comprendere tale prospettiva,
è necessario meditare con attenzione sui due
versetti del breve passo del Vangelo selezionato per questa Vigilia, il quale getta una luce tutta speciale su questo grandioso mistero.
II – Alla radice della gloria di
Maria sta la fedeltà alla Parola
Elogio fatto sotto una prospettiva umana
In quel tempo, 27 mentre parlava al popolo, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: “Beato il ventre che
Ti ha portato e il seno da cui hai preso
il latte!”
La donna ha pronunciato queste parole a
voce alta per essere sentita con chiarezza “in
mezzo alla folla”. Era una persona equilibrata, pia e di buono spirito, e si nota come fosse
commossa e presa da una crescente ammirazione per Gesù. Certamente anche lei era madre
e sapeva valutare quello che significava possedere un così grande figlio, gioia desiderata da
tutte le madri. È comprensibile che, di fronte a
quest’uomo straordinario, che faceva miracoli
strepitosi e insegnava una dottrina affascinante, esposta con tanta forza e bellezza, si supponesse anche l’esistenza di una madre straordinaria. Lei non era minimalista e si è resa conto
di quello che alcuni, professando certe teorie
eretiche che non riconoscono i valori della Madonna, rifiutano di ammettere: “Se quest’Uomo è così” – avrà pensato –, “benedetta è la
Madre di Lui. Che Madre sublime deve essere
questa!”. A un certo punto, secondo la loquacità propria del temperamento orientale sempre
tendente a manifestarsi, lei non si è contenuta
e, forse già persuasa che Gesù fosse il Messia,
ha voluto lodarLo in forma più perfetta, onorando chi Gli aveva dato la vita. Tale è l’intimità tra Madre e Figlio, che, esaltando Maria, la
donna tesseva a Nostro Signore uno dei migliori elogi. Ora, lei ha avuto il bel gesto di glorificare l’Arca, però, L’ha considerata da un punto di vista umano. È vero che ha distinto qualcosa di soprannaturale, e lo ha fatto anche con
abbondanza, poiché ha visto in Nostro Signore una grandezza hors série, ma… ha umanizzato questa grandezza. E per questo motivo ha
esaltato la Madre, dando a intendere, in fondo, che, ricolma di doni naturali, li aveva saputi trasmettere con maestria al Figlio.
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Translado da Arca da Aliança, por um autor anônimo da Escola de Úmbria - Coleção particular
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Allo stesso tempo, essendo posta la Madre
al centro delle attenzioni, poteva succedere che
fosse messa da parte la dottrina che il Signore predicava in quell’occasione. Questa, oltre
che essere attraente, esigeva adesione, chiedeva il suo compimento. E dato che la tendenza
dell’uomo, quando viene corretto, è cercare un
pretesto per legittimare le sue colpe, entrare in
considerazioni familiari riguardo al Maestro
era un mezzo utilizzato dal demonio per promuovere l’oblio di una legge e di una morale
austera, ardue da praticare. Nonostante questo
equivoco, Gesù desiderava stimolare al bene la
donna e gli altri, perché Egli è venuto per salvare. E in questa circostanza la aiuterà a perfezionare il suo incanto, mostrandole la realtà col
suo più alto valore.
Con la sua fedeltà alla Parola,
Maria L’ha generata nel tempo
28 Gesù rispose: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la Parola di Dio e la
osservano”.
Le Parole di Nostro Signore racchiudono
un’enorme profondità. Quella signora metteva
in rilievo la maternità divina di Maria, il più importante dei quattro dogmi che La riguardano.
Infatti, nemmeno un’intelligenza angelica sarebbe capace di immaginare l’esistenza, dentro
la natura umana, di una Madre di Dio, privilegio unico per il quale Egli ha predestinato la
Vergine Santissima da tutta l’eternità. Tuttavia,
la buona donna ha omesso un’altra qualità della Madonna che Gesù ha voluto mettere a fuoco. Egli dice, in questo versetto, che la maternità Divina, pur essendo un dono insuperabile,
trae meno beatitudine che ascoltare la Parola
di Dio e metterla in pratica.
Maria, per azione della pienezza di grazia e
della scienza infusa che possedeva, ha concepito che ci sarebbe stata un’unione della natura umana con quella divina per operare la Redenzione, e ha cominciato a congetturare sulle qualità di Colui che sarebbe stato, allo stesso tempo, Dio e Uomo. Quando Lei, avvinta
da questa idea, “avendo concepito Cristo prima
nella sua mente che nel suo seno”,7
ha raggiunto il culmine dell’elaborazione interiore della
figura del Messia, l’Angelo Gabriele è apparso e L’ha salutata: “Ave piena di Grazia!” (Lc 1,
28), annunciandole che avrebbe dato alla luce
l’Emanuele. È stato per la fedeltà alla Parola di
Dio che la Vergine ha risposto al messaggero
celeste: “Ecce ancilla Domini. Fiat mihi secundum verbum tuum – Eccomi, sono la serva del
Signore, avvenga di Me quello che hai detto”
(Lc 1, 38), e “il Verbo Si fece carne” (Gv 1, 14).
E mentre generava la Parola di Dio, Maria assimilava, contemplava, ammirava e, soprattutto,
metteva in pratica tutto quello che sentiva nel
suo intimo, proveniente da Lui, come avrebbe
riferito più tardi l’Evangelista: “Maria serbava
tutte queste cose meditandole nel suo cuore”
(Lc 2, 19).
“Maria, senza dubbio” – commenta Sant’Agostino – “ha fatto la volontà del Padre; per
questo, per Lei vale di più esser stata discepola
di Cristo anziché Madre di Cristo. La sua felicità è maggiore di essere stata discepola di Cristo che di essere stata sua Madre. […] Per tal
motivo, Maria è stata beata, perché ha ascoltato la Parola di Dio e l’ha messa in pratica: ha
custodito la verità nello spirito più che la carne nel suo ventre. La verità è Cristo, la carne è
Cristo; Cristo verità era nella mente di Maria,
Cristo carne era nel ventre di Maria: ciò che sta
nella mente vale di più di ciò che si porta nel
ventre”.8
Così Maria Santissima riceve qui, dal
suo Divino Figlio, due elogi: uno per la maternità divina e l’altro, ancora maggiore, per la sua
adesione esimia ai disegni di Dio.
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Missa da Solenidade da Assunção, presidida por Mons. João Scognamiglio Clá Dias e concelebrada por sacerdotes arautos - Basílica de Nossa Senhora do Rosário, Caieiras, 15/8/2018 |
III – Un cammino aperto
per l’umanità
I due versetti del Vangelo di oggi ci presentano un invito straordinario, molto più importante
che se fossimo destinati a esser padre o madre di
Nostro Signore Gesù Cristo. A imitazione della
Madonna, dobbiamo ascoltare e mettere in pratica la Parola di Dio, cosa che, nel nostro caso,
significa rispondere all’appello universale alla
santità fatto a ogni battezzato ed essere interamente docili a quello che la Provvidenza ha ispirato nei nostri cuori. Siamo chiamati a costituire
le pietre vive dell’edificio della Santa Chiesa nel
mondo attuale, così sconvolto dal peccato e pervaso da orrori; siamo chiamati ad abbracciare la
virtù e ad alzare lo stendardo della fedeltà alla
Chiesa di Cristo. Se così procediamo, saremo felici, tanto quanto spetta alla nostra natura decaduta, come lo è stata la Vergine Maria, fatte salve le debite proporzioni.
La vocazione del cristiano esige il compimento integro della morale cattolica, condensata nel
Decalogo e impressa nel fondo della nostra anima. Dio in ogni momento ci chiama a una consegna, un combattimento, un progresso, un passo
in avanti, per realizzare nella nostra esistenza la
profezia del Protovangelo: “Io porrò inimicizia
tra te e la Donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe”
(Gn 3, 15). Noi siamo questa stirpe in costante
ostilità con la stirpe del serpente, nel mettere in
pratica la Parola di Dio. Maria Santissima, l’Arca della Nuova Alleanza, Madre di Dio e nostra
Madre, in questo giorno in cui Si è elevata gloriosamente ai Cieli in corpo e anima, ha anticipato la vittoria finale prevista nella maledizione del serpente: “Questa [la Donna] ti schiaccerà la testa” (Gn 3, 15). Vittoria trionfale che sarà
completa nella resurrezione dei morti, alla fine
dei tempi, quando il male sarà definitivamente
sconfitto nel Giudizio Universale, e il Figlio di
Dio pronuncerà la sentenza finale: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il Regno preparato per voi fin dalla fondazione del
mondo” (Mt 25, 34). (Rivista Araldi del Vangelo, n. 195, Agosto/2019, p. 8 a 13).
1
Cfr. TUYA, OP, Manuel de; SALGUERO,
OP, José. Introducción a
la Biblia. Madrid: BAC,
1967, vol.II, p.364-366.
2
Cfr. SAN TOMMASO
D’AQUINO. In Symbolum Apostolorum. Art.11.
3
SANT’AGOSTINO. Sermo CCCV/A, n.8. In Obras. Madrid: BAC,
1983, vol.XXV, p.445.
4
Cfr. SAN FRANCESCO
DI SALES. Entretien
XIX. Sur les vertus de
Saint Joseph. In: Œuvres
Complètes. Opuscules de
spiritualité. Entretiens spirituels. 2.ed. Paris: Louis
Vivès, 1862, t.III, p.546; LLAMERA, OP, Bonifacio. Teología de San José.
Madrid: BAC, 1953,
p.629-630.
5
PIO XII. Munificentissimus Deus, n.44.
6
SAN TOMMASO D’AQUINO. Somma Teologica. I, q.97, a.1.
7
SANT’AGOSTINO.
Sermo CCXV, n.4. In:
Obras. Madrid: BAC,
1983, vol.XXIV, p.180.
8
SANT’AGOSTINO. Sermo LXXII/A, n.7. In:
Obras. Madrid: BAC,
1983, vol.X, p.364-365.