La sua profonda opera legislativa, la sua lucidità e
fermezza nella lotta contro gli errori del modernismo e la
sua ardente devozione eucaristica testimoniano l’eroica
fede che ardeva nel cuore di San Pio X. Così Pio XII lo
proclamò nel giorno della sua canonizzazione.
l programma del Pontificato
di Pio X fu da lui solennemente annunziato fin dalla prima
Enciclica,1
in cui dichiarava essere suo unico proposito di “instaurare omnia in Christo” (Ef 1, 10), ossia di
ricapitolare, ricondurre tutto ad unità
in Cristo.
Ma qual’è la via che ci apre l’adito a Gesù Cristo? egli si chiedeva,
guardando amorevolmente le anime
smarrite ed esitanti del suo tempo.
La risposta, valida ieri, come oggi e
nei secoli, è: la Chiesa! Fu pertanto
sua prima sollecitudine, incessantemente perseguita fino alla morte, di
rendere la Chiesa sempre più in concreto atta ed aperta al cammino degli uomini verso Gesù Cristo.
Dio è all’origine di ogni giustizia
Per questo intento egli concepì
l’ardita impresa di rinnovare il corpo delle leggi ecclesiastiche, in guisa
da dare all’intiero organismo della
Chiesa più regolare respiro, maggior
sicurezza e snellezza di movimento, come era richiesto da un mondo
esterno improntato a crescente dinamismo e complessità.
È ben vero che questa opera, da
lui stesso definita “arduum sane munus”, si adeguava all’eminente senso pratico ed al vigore del suo carattere; tuttavia la sola aderenza al temperamento dell’Uomo non sembra
che spieghi l’ultimo motivo della difficile impresa. La scaturigine profonda dell’opera legislativa di Pio X
è da ricercarsi soprattutto nella sua
personale santità, nella sua intima
persuasione che la realtà di Dio, da
lui sentita in comunione incessante
di vita, è l’origine e il fondamento di
ogni ordine, di ogni giustizia, di ogni
diritto nel mondo. […]
Lotta senza paura contro
le false dottrine
Invitto campione della Chiesa e
Santo provvidenziale dei nostri tempi si rivelò altresì Pio X nella seconda impresa che contraddistinse l’opera sua, e che in vicende talora
drammatiche ebbe l’aspetto di una
lotta impegnata da un gigante in difesa di un inestimabile tesoro: l’unità
interiore della Chiesa nel suo intimo
fondamento: la fede […]
Senza dubbio ogni altro Pontefice, in virtù della grazia di stato,
avrebbe combattuto e respinto gli
assalti miranti a colpire la Chiesa nel
suo fondamento. Bisogna tuttavia riconoscere che la lucidità e la fermezza, con cui Pio X condusse la vitto riosa lotta contro gli errori del modernismo, attestano in quale eroico
grado la virtù della fede ardeva nel
suo cuore di santo.
Unicamente sollecito che l’eredità di Dio fosse serbata intatta al
gregge affidatogli, il grande Pontefice non conobbe debolezze dinanzi
a qualsiasi alta dignità o autorità di
persone, non tentennamenti di fronte ad adescanti ma false dottrine entro la Chiesa e fuori, nè alcun timore di attirarsi offese personali e ingiusti disconoscimenti delle sue pure
intenzioni.
Egli ebbe la chiara coscienza di lottare per la più santa causa di Dio e delle anime. Alla lettera si verificarono in
lui le parole del Signore all’Apostolo Pietro: “Io ho pregato per te, affinchè la tua fede non venga meno, e tu…
conferma i tuoi fratelli” (Lc 22, 32). La
promessa e il comando di Cristo suscitarono ancora una volta nella roccia
indefettibile di un suo Vicario la tempra indomita dell’atleta. […]
L’unico modo possibile
per amare Dio
La santità, che nelle ricordate imprese di Pio X si rivela come ispiratrice e guida di queste, sfavilla anche
più direttamente negli atti quotidia ni della sua persona. In sè stesso, prima che negli altri, egli attuò l’enunciato programma: ricapitolare, ricondurre tutto ad unità in Cristo.
Da umile parroco, da Vescovo, da
Sommo Pontefice, egli stimò per certo che la santità, cui Dio lo destinava, era la santità sacerdotale. Quale
altra santità può infatti Iddio maggiormente gradire da un sacerdote della Nuova Legge, se non quella che si addice ad un rappresentante del Sommo ed Eterno Sacerdote,
Gesù Cristo, il quale lasciò alla Chiesa la perenne memoria, la perpetua rinnovazione del sacrificio della
Croce nella santa Messa, fino a tanto che Egli verrà per il giudizio finale (I Cor 11, 24-26); che con questo
Sacramento della Eucaristia diede
sè stesso a nutrimento delle anime:
“Chi mangia di questo pane vivrà in
eterno” (Gv 6, 58)?
Sacerdote innanzi tutto nel ministero eucaristico, ecco il ritratto più
fedele del santo Pio X. Servire come
sacerdote il mistero dell’Eucaristia
e adempiere il comando del Signore “Fate questo per mio ricordo” (Lc
22, 19), fu la sua via. Dal giorno della sacra ordinazione fino alla morte da Pontefice, egli non conobbe
altro possibile sentiero per giungere all’eroico amore di Dio e al generoso contraccambio verso il Redentore del mondo, il quale per mezzo
dell’Eucaristia “quasi effuse le ricchezze del divino suo amore verso gli
uomini”.2]
La forma più degna e duratura
di salvare il mondo
Uno dei documenti più espressivi della sua coscienza sacerdotale fu
l’ardente cura di rinnovare la dignità del culto, e specialmente di vincere i pregiudizi di una prassi traviata,
promovendo con risolutezza la frequenza, anche quotidiana, dei fedeli alla mensa del Signore, e là conducendo senza esitare i fanciulli, quasi sollevandoli sulle sue braccia per
offrirli all’amplesso del Dio nascosto
sugli altari, donde una nuova primavera di vita eucaristica sbocciò per la
Sposa di Cristo.
Nella profonda visione che aveva della Chiesa come società, Pio X
all’Eucaristia riconobbe il potere di
alimentare sostanzialmente la sua
intima vita e di elevarla altamente
sopra tutte le altre umane associazioni. Solo l’Eucaristia, in cui Dio
si dona all’uomo, può fondare una
vita associata degna dei suoi membri, cementata dall’amore prima che
dall’autorità, ricca di opere e tendente al perfezionamento dei singoli, una vita cioè “nascosta con Cristo
in Dio”. […]
Di qui consegue la grave responsabilità di coloro ai quali, come a
ministri dell’altare, spetta il dovere
di schiudere alle anime la vena salvifica dell’Eucaristia. Multiforme
è invero l’azione che un sacerdote può svolgere per la salvezza del
mondo moderno; ma una è senza
dubbio la più degna, la più efficace,
la più duratura negli effetti: farsi dispensatore dell’Eucaristia, dopo essersene egli stesso abbondantemente nutrito.
L’opera sua non sarebbe più sacerdotale, se egli, sia pure per lo zelo
delle anime, mettesse in secondo
luogo la vocazione eucaristica. Conformino i sacerdoti le loro menti alla
ispirata sapienza di Pio X, e fiduciosamente orientino sotto il sole eucaristico ogni loro attività di vita e di
apostolato. […]
Senza vita interiore non
c’è efficacia nelle opere
Nell’Eucaristia l’anima deve affondare le radici per trarne la soprannaturale linfa della vita interiore, la quale non è soltanto un bene
fondamentale dei cuori consacrati
al Signore, ma necessità di ogni cristiano, cui Dio ha assegnato una vocazione di salute. Senza la vita interiore qualsiasi attività, per quanto preziosa, si svilisce in azione quasi meccanica, nè può avere l’efficacia
propria di una operazione vitale.
Eucaristia e vita interiore; ecco
la suprema e più generale predicazione, che Pio X rivolge in quest’ora, dal fastigio della gloria, a tutte le
anime.
Pio XII. Estratto dal discorso
dopo il rito di canonizzazione
di San Pio X, 29/5/1954
1
Enciclica E supremi, del 4 ottobre 1903.
2
CONCILIO DI TRENTO. Sessione XIII,
c.2.